L’essere umano per il semplice fatto di “esser-ci” nel mondo è esposto all’eventualità di sperimentare traumi psicologici. Vi sono Traumi che vengono definiti “con la T maiuscola”, essi sono rappresentati da eventi contraddistinti dall’aver costituito una minaccia all’incolumità dell’individuo o di una persona a lui cara. Esempi di Traumi di questo tipo sono calamità naturali, incidenti stradali, aggressioni, stupri, omicidi o suicidi di persone care, diagnosi infauste.
Esistono anche traumi definiti (con la t minuscola), esperienze che sembrano poco rilevanti ma che possono assumere un peso significativo quando ripetute nel tempo o subite in momenti di particolare vulnerabilità o nell’infanzia. In questi casi esperienze come paure, abbandoni, umiliazioni, trascuratezza possono lasciare un’impronta che modifica i nostri atteggiamenti, le emozioni, le relazioni con gli altri nel corso di tutta la vita.
Gli ultimi studi specifici in neurobiologia mostrano come sia nel caso di Traumi maggiori che di traumi minori l’impronta di questi avvenimenti resta impressa in specifiche aree del cervello.
Il grande trauma, il trauma con la T maiuscola, resta sempre presente, le sensazioni sono vivide ed il tempo sembra non essere mai passato ma il soggetto vive le stesse sensazioni dolorose e la stessa paura come se fosse appena accaduto anche se sono trascorsi mesi o anni. Come riporta il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V) tra le reazioni più comuni nel DSPT, Disturbo da Stress Post Traumatico, vi sono “paura, senso di vulnerabilità ed orrore”.
La sofferenza psicologica dei traumi relazionali “traumi con la t minuscola” può essere ugualmente invalidante, sensazioni di insicurezza, bassa autostima, senso di colpa, attacchi di panico ed ansia possono conseguire a tali esperienze.
Quando un trauma resta irrisolto permangono pensieri, emozioni e sensazioni corporee disturbanti. Gli studi di neuroimaging evidenziano come i ricordi traumatici sono immagazzinati nel cervello in modo differente rispetto ai ricordi non traumatici. I ricordi traumatici, infatti, si collocano soprattutto nell’emisfero destro del cervello e restano separati dai ricordi positivi come fossero congelati in una dimensione spazio-temporale diversa dal resto dei vissuti del soggetto. Accade che tali ricordi “isolati” continuino ad avere un effetto sull’esperienza quotidiana e sul senso che attribuiamo ad essa.
L’EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è un trattamento psicoterapeutico scoperto nel 1989 dalla psicologa americana Francine Shapiro. Ad oggi è considerato il trattamento evidence-based per il DSPT (Disturbo da Stress Post Traumatico), approvato tra gli altri dall’ American Psychologic al Association (1998-2002), dall’American Psychiatric Association (2004), dall’ International Society for Traumatic Stress Studies (2010) e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (2013).
Durante la seduta di Emdr lo psicoterapeuta con specifica formazione in EMDR raccoglie la storia del paziente identificando insieme a lui gli eventi che hanno contribuito a sviluppare il problema attuale, ad esempio la persona potrebbe soffrire di attacchi di panico, ansie, fobie, sintomi depressivi.
I ricordi identificati vengono elaborati con l’EMDR, il paziente viene invitato a notare le immagini, i pensieri e le sensazioni fisiche collegati all’esperienza traumatica, nello stesso tempo il terapeuta fa compiere dei semplici movimenti oculari alternati destra-sinistra. La stimolazione alternata ha lo scopo di favorire una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali e si basa su un processo neurofisiologico naturale , simile a quello che avviene durante il sonno REM (fase del sonno in cui si sogna). Dopo l’EMDR il paziente ricorda ancora l’evento ma sente che fa parte del passato ed è integrato in una prospettiva più adulta. Dopo le sedute i ricordi disturbanti legati all’esperienza traumatica si modificano: il cambiamento è molto rapido, indipendentemente dagli anni che sono passati dall’evento, i pensieri intrusivi si attutiscono o spariscono, le emozioni e sensazioni fisiche si riducono di intensità.
In seguito ad una psicoterapia con EMDR il soggetto rafforza la propria autostima, è più centrato sul qui ed ora e sul senso del sé, ha più fiducia nelle proprie capacità e nel proprio valore. Gli eventi traumatici perdono l’iniziale impatto emotivo per essere trasformati in risorsa positiva per la persona. Dopo un trauma o uno stress grave con la terapia EMDR si acquista la consapevolezza che ciò che è successo non si può cambiare, ma il ricordo può essere trasformato liberando risorse preziose per la cura ed il benessere dell’individuo.
Credits ASSOCIAZIONE EMDR PER L’ITALIA – http://www.emdr.it/